Forse è presto per dirlo, ma non è un’impressione: lo dicono i dati, prediamone uno: ieri la borsa di Tokyo e il suo indice Nikkei sono arrivati ai massimi dal 2008, inizio della crisi finanziaria mondiale.
Dopo 20 anni di stagnazione economica, Tokyo ha deciso di dare una violenta sterzata alla sua politica economica.
Finora il primo ministro Shinzō Abe ha avuto un così grande successo in questo campo che è riuscito addirittura a farsi coniare un nuovo termine: l’Abenomics e tutti i dati sembrano dargli ragione.
Innanzitutto una forte detassazione, che dovrebbero partire tra poco, rilanceranno il mercato immobiliare ( secondo gli analisti) il ricorso a nuova moneta ( ben 1.400 Miliardi di dollari) che apriranno un flusso di denaro notevole, e che potranno far ripartire il mercato del credito, questo legato ad un impegno di ‘bloccare’ l’inflazione al 2% nei prossimi 2 anni.
LAVORO:
da marzo ( mese di partenza dell’Abenomics) la disoccupazione ha iniziato a calare di oltre 4 punti percentuali ( con la creazione di 310.000 nuovi posti di lavoro nel solo mese di marzo…)
I fondi di investimento legati al mercato immobiliare stanno rafforzandosi già da alcuni mesi, proprio in previsione di questa nuova politica economica, specialmente da quando Tokyo ha annunciato una politica di sgravi fiscali proprio indirizzata al mercato immobiliare.
I paragoni con l’Europa.
- Ricordiamo che anche l’Europa nel 2012 immise nel mercato quasi 1.000 miliardi di dollari, ma sostanzialmente andarono ad aiutare le banche in difficoltà.
- Purtroppo quel fiume di denaro ( che Noi tutti europei ancora stiamo pagando) non arrivò mai all’economia reale, cioè alle imprese ed ai cittadini, per il semplice motivo che le politiche interne dei 27 paesi membri non sono ancora omogenee.
- Questo riporta il gioco nelle mani dei governi nazionali europei: l’unione monetaria infatti è nata perchè doveva essere un primo passo verso un unione politica degli stati membri ( la costituzione degli Stati Uniti d’Europa), cosa che ancora non è avvenuta, e questo ‘stallo’ della politica europea, come i dati dimostrano, non sta aiutando i cittadini dell’unione.